sabato 27 agosto 2011

ANNI FA A LA PERGOLA

...ed ero lontana e cieca.

Compagnia Glauco Mauri
presenta


VARIAZIONI ENIGMATICHE
di Eric-Emmanuel Schmitt
traduzione e adattamento di Glauco Mauri


con
GLAUCO MAURI, ROBERTO STURNO

regia
Glauco Mauri

scene e costumi Alessandro Camera, luci Gianni Grasso, aiuto regista
Stefania Micheli e Mario Perrotta, assistente alla regia Ilaria Testoni


Il conflitto tra il pensiero e la realtà, è forse l'unico soggetto del mio teatro. Avere certezze è confortante ma necessario perderle. Non ci si può sempre proteggere dalla vita con le proprie scelte, le convinzioni, l'ideologia: la vita sorprende in ogni momento, smentisce, sconcerta, impone i suoi misteri. Nessuna posizione astratta resiste contro la vita. Nessuna filosofia inquadra, né offre soluzioni per la vita. Non possiedo la verità, ma sono appagato. Apprezzo i misteri. Sento la delizia di un'esistenza incomprensibile.
Variazioni Enigmatiche è senza dubbio il più autobiografico dei miei testi. Come Znorko, ho conosciuto il tradimento, ho subito le menzogne e l'isolamento, poi ho trovato rifugio nella scrittura. Come Larsen, ho conosciuto l'amore semplice, modesto. L'amore che, giorno dopo giorno, accompagna l'altro dalla malattia alla morte. Come quei personaggi ho provato - subito - giochi di mascheramenti, le sostituzioni d'identità, l'amore che non vuol dire necessariamente intesa sessuale, la perdita di se stessi che permette, alla fine, di trovare più che se stessi. Ho percorso sovente i labirinti affettivi dei miei personaggi.
Ma non dirò di più, le similitudini svaniscono in fretta, essendo la realtà meno prestante dell'invenzione: a differenza di Znorko, non mi hanno ancora attribuito il premio Nobel e vivo su un'isola che devo dividere con altri… Znorko e Larsen rappresentano due modi d'amare. Znorko ama a distanza, Larsen rimane accanto. Znorko è romantico, Larsen è realista.
Chi ha ragione?
Nessuno dei due: è la caratteristica della commedia. Entrambi: è la caratteristica della tragedia. Znorko e Larsen incarnano le nostre tensioni contraddittorie.
Dopo anni, ho ricevuto centinaia di lettere che ponevano tutte la stessa domanda: cosa succede dopo l'ultima battuta?
1) non lo so altrimenti avrei continuato la storia.
2) ho scritto questa storia affinché mi venga posta questa precisa domanda ed io possa non rispondere.
Credo che un testo non si limiti al piacere e al momento della rappresentazione. Deve disturbare, sollecitare lo spettatore di questioni e di domande sulla rappresentazione e sul testo.
Spesso gli spettatori mi hanno raccontato il seguito di Variazioni Enigmatiche: in realtà non raccontavano una storia, ma se stessi.
Mi trasmettevano le loro umane sensazioni su questa strana storia d'amore. E solo questo era il mio fine.
Eric-Emmanuel Schmitt






1 commento:

Garbo ha detto...

Una storia, che sia prosa, teatro, lirica, tragedia, commedia, ..., deve continuare nella vita degli spettatori, deve scuoterli, deve essere l'inizio di una interrogazione, una domanda senza risposta universale, ma con una risposta individuale in ciascuno degli spettatori che si sente chiamato in causa. Nel lontano 1984 andai a vedere al teatro greco di Siracusa il Filottete, ancora non cessa di pormi domande quel testo e certamente la mia vita è mutata da allora.
Ciao

P.S. La musica è superlativa!