venerdì 12 agosto 2011

L'UOMO SOLO

L'uomo solo - che è stato in prigione - ritorna in prigione
Ogni volta che morde in un pezzo di pane.
In prigione sognava le lepri che fuggono
Sul terriccio invernale. Nella nebbia d'inverno
L'uomo vive tra muri di strade, bevendo
Acqua fredda e mordendo in un pezzo di pane.

Uno crede che dopo rinasca la vita,
Che il respiro si calmi, che ritorni l'inverno
Con l'odore del vino nella calda osteria,
E il buon fuoco, la stalla, e le cene. Uno crede,
Fin che è dentro uno crede. Si esce fuori una sera,
E le lepri le han prese e le mangiano al caldo
Gli altri, allegri. Bisogna guardali dai vetri.

L'uomo solo osa entrare per bere un bicchiere
Quando proprio si gela, e contempla il suo vino :
Il colore fumoso, il sapore pesante.
Morde il pezzo di pane, che sapeva di lepre
In prigione, ma adesso non sa più di pane
Né di nulla. E anche il vino non sa che di nebbia.

L'uomo solo ripensa a quei campi, contento
Di saperli già arati. Nella sala deserta
Sottovoce si prova a cantare. Rivede
Lungo l'argine il ciuffo di rovi spogliati
Che in agosto fu verde. Dà un fischio alla cagna.
E compare la lepre e non hanno più freddo.

C. Pavese

4 commenti:

Garbo ha detto...

Mi è successo talvolta di sentirmi solo, profondamente solo, e qualsiasi pane mi sapeva da niente, anzi andava a rimbalzare il sapore della mia solitudine, il vino sapeva di nebbia (e la nebbia, per me abituato ai caldi colori del sud in cui sono nato, accentuava la mia solitudine, le lepri le mangiano gli altri al caldo e i campi sono già arati.
La solitudine ti fa apprezzare molto di più la compagnia, è un momento ineliminabile e la compagnia ti fa apprezzare la solitudine, gli da un senso nuovo e inedito.
Ciao

Castalia ha detto...

Io mi sono sentita sola quando non ho avuto più certezze e si trattava di essere ciò che avrei voluto. Mi sembrava di essere quel carcerato che una volta libero si accorgeva che il respiro non si calma lo stesso. Pavese dice "finchè è dentro uno crede". Ecco, mi sono sentita sola quando l'agognata libertà dalle catene mi ha tolto il credo.

Garbo ha detto...

Io non mi sono mai sentito in carcere, semmai ho sentito molta libertà sulle mie ali ... ho avvertito la solitudine quando, a 1500 km di distanza da casa, ho sentito necessità di uno sguardo attento e sincero, di una carezza profonda e ho trovato solo uno sguardo superficiale e la carezza lieve di una ventenne che mi conosceva appena. Ho sentito la solitudine quando mi sono trovato in un contesto in cui tutti parlavano la stessa lingua, professavano lo stesso credo, avevano gli stessi usi e costumi, condividevano gli stessi valori ... mentre io, pur comprendendo il loro idioma, pur parlandolo un po', mi sentivo sostanzialmente fuori dal contesto. Mi sono sentito solo quando mi è capitato di entrare in progetti già molto avanti nella realizzazione, che non avevo contribuito a far nascere e che non sentivo come frutto delle mie viscere. Mi sono sentito solo quando mi sono accorto che ero l'unico ad amare in una coppia, quando ero l'unico a dare, mentre forse per l'altro ero un divertente, brillante, interessante ... passatempo, riempitore di un vuoto forse o tampone di una solitudine o rimedio per una lucida disperazione. Mi sono sentito solo quando non ero ricambiato, insomma!
La solitudine fortifica, ti fa sentire con più forza la vicinanza vera, quando c'è, ma ci sono solitudini che ti svuotano, che se non ci stai attento ti rendono cinico, disamorato, disperato ... come chi ti ha svuotato delle tue energie.
Ciao

Castalia ha detto...

Davvero non hai mai sentito le maglie strette del tuo narcisismo (come tutti, ovvio)che ti ha portato fino ad un punto da cui hai dovuto decostruire per poter rimetter mano da solo alla tua vita?
Dove invece non mi sono mai sentita sola sono i rapporti con gli altri. Ho avuto la fortuna di nascere in un posto che è proprio il mio habitat naturale e che non ho dovuto abbandonare insieme ai miei affetti. Le mie relazioni affettive sono sempre state molto lunghe, molte perdurano ancora e quando si sono interrotte non hanno lasciato amarezze o vuoti. Separarsi era una naturale evoluzione per entrambi che si sarebbe interrotta se avessimo continuato a stare insieme. Le relazioni in cui sono stata tradita o ferita erano molto più distanti tali da farmi assaporare solo in superficie l'amarezza di tali colori.